ANSIA, IL DISAGIO PIÙ SENTITO

 In Blog, News

Parliamo di disagio, quali sono i maggiori disturbi che oggi riscontrate?

Senza dubbio i disturbi d’ansia sono quelli che risconto più frequentemente in ambito clinico. Sebbene i disturbi d’ansia costituiscano una categoria nosografica ben specifica, che comprende cioè tipologie diverse con manifestazioni delle più disparate, personalmente considero il disturbo d’ansia non tanto una patologia, quanto il sintomo di una difficoltà, la sua manifestazine evidente. Come l’iceberg, del quale vediamo la punta emergente dalla superficie dell’acqua ma sappiamo che una parte importante rimane celata al nostro sguardo, allo stesso modo possiamo considerare l’ansia il sintomo di una situazione che sta alla base del disturbo che manifestiamo, i cui contorni non appaiono sempre chiaramente.

L’ansia quindi va intesa come campanello d’allarme di situazioni variegate che meritano di essere finalmente guardate. Il lavoro psicoterapeutico quindi è volto ad aumentare la consapevolezza e a dare voce ad una sofferenza senza nome. Dare parola alle emozioni è il primo passo verso un cambiamento trasformativo per giungere ad un maggior benessere nella propria vita.

– Si fa ancora fatica a parlare di psicologia e psichiatria? È ancora una sorta di tabù? Ci sono ancora tante persone che vorrebbero farsi aiutare ma hanno paura?

Non si fa più tanta fatica a parlare di psicologia, forse è ancora molto difficile parlare di psichiatria, perché a questo termine è ancora legato il concetto di pazzia, di ricovero, di impossibilità di guarigione. Di psicologia si parla sempre di più: i media ricercano i pareri degli esperti e l’opinione pubblica si aspetta il parere dello psicologo, se questo non è esageratamente onnipresente. Ma ciò non corrisponde necessariamente ad una maggiore presa di coscienza rispetto al fatto che mente e corpo sono indissolubilmente legati, anzi direi sono la stessa cosa. E che conseguentemente se le nostre emozioni sono imbrigliate, il nostro corpo soffre, così come se il nostro corpo è malato, le nostre emozioni non possono che sentirne gli effetti. Ammettere di star male dal punto di vista psicologico per alcune persone non è ancora accettabile, e quando lo è, l’idea che non si riesca da soli a superare un momento difficile è inconcepibile.

– Sentendo i racconti delle specialiste comunale emerge un senso di vergogna tra le persone che chiedono aiuto. È così? Perché?

La paura del giudizio è molto forte. La fragilità è insita nell’essere umano, non è pensabile immaginare di essere sempre felici e immuni da difficoltà, preoccupazioni e sofferenza. Eppure la nostra società oggi vive del mito della felicità come un diritto, e non come una conquista. Nelle culture occidentali le generazioni precedenti alle nostre non avevano certo ciò di cui disponiamo ai nostri giorni, eppure non possiamo dire che oggi l’umanità sia più felice. I modelli sociali ci impongono schemi rigidi in cui dover rientrare ad ogni costo, prescindendo dalle nostre vicende umane. Dobbiamo apparire forti, nonostante il momento storico di incertezza progettuale costituisca un motivo più che sufficiente per autorizzarsi a chiedere aiuto. Questo aspetto è particolarmente sentito dai giovani che non dispongono di un’identità solida e sono ancora narcisisticamente fragili. Essi ricercano spasmodicamente l’approvazione degli altri che deriva dai like e dai cuoricini su Instagram e TikTok, e quando sentono di non corrispondere a quei modelli, o quando si sentono dileggiati dalla crudeltà di chi si fa forte nascondendosi dietro ad un social, vanno letteralmente in crisi. La vergogna allora si fa strada e il malessere deve essere celato ad ogni costo. La vita di oggi ci pone di fronte a non poche sfide, tutti siamo in difficoltà in momenti diversi della nostra vita. Perché negarlo?

– Cosa si può fare per normalizzare la situazione?

Avvicinare la gente al concetto che è importante sviluppare la propria capacità di prendersi cura di tutti gli aspetti della propria persona è fondamentale. Bisogna farlo laddove le persone si trovano, parlando la loro lingua e offrendo la possibilità di parlare delle cose che gli uomini e le donne ritengono importanti per la loro vita. José Bleger, psicoanalista della scuola argentina, riteneva che le scelte dello psicologo clinico non possono non fare i conti con l’interesse della polis. Un percorso che non può prevedere solo la cura della salute mentale, ma la riabilitazione e la prevenzione, fino alla promozione della salute. La linea tra tra salute e disagio mentale è a volte molto sottile e condivido il pensiero della psicosocioanalista veneziana Paola Scalari: promuovere attività che riuniscano le persone accomunate da una preoccupazione, una difficoltà o semplicemente desiderose di informazioni su un tema specifico difficile da affrontare è il primo passo per consentire di potersi raccontare e di condividere, uscendo dall’isolamento per usufruire di ciò che sono in grado di accettare e di utilizzare in quello specifico momento.

– Da luglio la cassa malati di base coprirà le prestazioni psicoterapeutiche. Un bel passo in avanti?

La FSP-Federazione Svizzera delle Psicologhe e degli Psicologi ha portato avanti a livello federale con constanza e determinazione il progetto che finalmente si concretizzerà nel mese di luglio: le prestazione di psicoterapia potranno essere interamente rimborsate dalla cassa malati di base. Questo permetterà ad una parte di popolazione che fino ad oggi non ha potuto permettersi una psicoterapia per l’esiguità dei rimborsi ad opera delle casse complementari di farsi finalmente carico della propria salute emotiva. Ma è importante soprattutto perché autorizza i cittadini a pensare che così come è legittimo desiderare di eliminare il mal di denti, riprendere a camminare agevolmente dopo una frattura, o regolarizzare la propria pressione arteriosa, allo stesso modo è possibile risolvere l’ansia, controllare una fobia, far scemare gli attacchi di panico, affrontare un lutto, trovare sostegno nel corso di una malattia oncologica, confrontarsi con le proprie incertezze di genitore, riuscire a separarsi senza distruggersi, affrontare il conflitto nella coppia, imparando a guardare al di là di ciò che è manifesto, ma cercando il significato latente che non sempre si rende facilmente visibile ma che impronta i nostri comportamenti e le nostre relazioni.

pdf_unito_2

Recommended Posts
Contattaci

Lascia un messaggio, verrai ricontattato al più presto!

Not readable? Change text.