PSICONCOLOGIA: SUPERARE LA PAURA, RITROVARE LA SPERANZA

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E’ indubbio che l’impatto psicologico del cancro e dei suoi trattamenti sull’individuo, così come sulla sua famiglia, sia molto forte. In questo periodo di forte disagio ed incertezza si possono riconoscere momenti diversi di difficoltà in concomitanza con gli eventi che fanno parte dell’esperienza di chi ha un tumore: la comunicazione della diagnosi, l’intervento chirurgico quando previsto, il trattamento chemio e radioterapico, e poi il momento dei controlli periodici nel corso del tempo. La maggior parte delle persone riesce, con non poche difficoltà, a far fronte a questi momenti di crisi, soprattutto se può contare su un contesto sociale che lo sostiene (coppia, famiglia, colleghi, amici), sia dal punto di vista pratico ed organizzativo, ma anche e soprattutto in grado di offrire la possibilità di esprimere i propri pensieri, i sentimenti spesso contrastanti, e di dar voce alle forti emozioni. Esiste tuttavia un rischio molto alto che alcuni pazienti possano sviluppare alcune reazioni psicologiche talmente intense, e a volte persistenti anche quando la malattia è sotto controllo, da rendere il quadro ancora più complesso; aspetti, questi, che si intrecciano inevitabilmente con il corso non sempre lineare delle cure.  

La psiconcologia è una disciplina relativamente recente, che racchiude un corpo di conoscenze solido e validato da migliaia di studi clinici che hanno originato altrettante pubblicazioni scientifiche e, soprattutto, che attraverso innumerevoli interventi clinici con i pazienti e tutti gli attori in situazione ha reso possibile la presa di coscienza da parte dei medici e delle strutture sanitarie della necessità imprescindibile di farsi carico non solo degli aspetti somatici dei pazienti con tumore ma anche dei loro pensieri, delle loro ansie, delle loro tristezze, paure, incertezze, angosce che non solo impoveriscono la loro vita ma, non ultimo, sono indissolubilmente intrecciate con la possibilità di affrontare i trattamenti e, in ultima istanza, con la bontà delle cure. Va da sé che il quadro si complica se occorre affrontare anche la recidiva o quando la malattia entra nella fase terminale: in questi casi il paziente e la sua famiglia hanno il diritto di essere sostenuti e la collettività è sollecitata fortemente a farsi carico dei suoi bisogni, che purtroppo non trovano sempre un’adeguata risposta.

Il gruppo si è rivelato uno strumento potentissimo per affrontare la malattia perché offre la possibilità di condividere sia gli aspetti concreti legati piuttosto all’ambito medico (trattamenti, effetti della chemioterapia, ecc.), sia gli aspetti emotivi che nel gruppo, formato da persone accomunate dalle stesse difficoltà, vengono comprese in tutto il loro significato e trovano la possibilità di essere espresse senza pudore e senza il timore di “nuocere” alle persone care.

E’ fondamentale identificare precocemente i problemi psicologici riscontrati dai pazienti e proporre interventi che permettano di porvi rimedio, che vengono sempre accolti favorevolmente per l’immediato sollievo che viene percepito da chi ne può fruire. Il miglioramento della qualità delle cure in oncologia, della qualità di vita e della soddisfazione del paziente dipendono quindi anche dalla presa in carico delle sue difficoltà psicologiche rispetto alla malattia.

E’ intuibile quanto l’esperienza del cancro costituisca uno tra i più rilevanti fattori di stress che un individuo possa trovarsi ad affrontare nel corso della propria vita. Il modo in cui il paziente giunge a conoscenza della propria diagnosi riveste una particolare importanza, poiché il momento della comunicazione diagnostica rappresenta sempre una fase di notevole crisi sul piano emotivo, per lo stato di angoscia e di disperazione che provoca, e perché mette a dura prova le capacità di adattamento (coping) dell’individuo.

Le principali problematiche che scaturiscono da tale situazione traumatica sono l’angoscia di morte, il timore di diventare dipendente da altre persone, la paura del dolore fisico, le angosce legate alla ferita sul corpo con le relative conseguenze a livello dell’immagine corporea e, a volte, delle diminuite abilità funzionali. Ma altri aspetti invadono il campo psichico: sono l’angoscia di separazione e la paura di essere abbandonato dai familiari e dagli amici, la paura dell’isolamento sociale e di perdere il proprio ruolo professionale, le preoccupazioni di ordine economico-finanziario.

E’ evidente che non esiste un modo unanime di percepire e di reagire all’evento-cancro, essendo questo correlato a variabili psicologiche soggettive e a fattori più oggettivi: le informazioni acquisite, gli aspetti sanitari (il tipo di tumore, i sintomi, il decorso della malattia), i fattori interpersonali relativi alla comunicazione tra il paziente e il personale curante e, non ultima, alla relazione e alla qualità della comunicazione tra i membri della famiglia.

Dal punto di vista affettivo, le reazioni più comuni conseguenti alla comunicazione diagnostica sono la paura, la tristezza, l’ansia, la rabbia, in alcuni casi la disperazione. A volte può verificarsi una reazione caratterizzata da uno stato di indifferenza affettiva. Il paziente può allora cadere in una condizione di passività e di dipendenza e manifestare un atteggiamento eccessivamente remissivo. Alcuni pazienti provano forti “sensi di colpa” che li inducono a percepire il proprio male come un vero e proprio castigo, avviando una serie di emozioni e reazioni contrastanti che necessitano di essere guardate e riordinate nel proprio intimo con l’aiuto di uno psiconcologo esperto.

La possibilità di fornire un sostegno competente a chi ha ricevuto una diagnosi di tumore e ai suoi familiari per aiutarli a dare un senso ad un evento che pare non averne, per riuscire ad affrontare le sfide quotidiane e a trovare un modo soddisfacente di parlare con i propri figli, ad esempio, o di affrontare il tema della sessualità con il proprio partner, diventa allora una risorsa necessaria a trovare la speranza e e la forza necessarie in un periodo così delicato della propria vita.

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