TRA INSICUREZZE E IMPRESE CORAGGIOSE

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Coraggio e paura rappresentano a volte i due estremi di un continuum che può raggiungere limiti molto ampi, in una polarizzazione che difficilmente corrisponde a due caratteristiche opposte, a due aggettivi che significano due dimensioni contrarie. 

Non di rado, infatti, si tratta piuttosto di due entità complementari e inversamente proporzionali: quanto più mi sento schiacciato dalla paura, tanto più reagisco alle sue conseguenze paralizzanti impegnandomi in sfide ambiziose che mi confermano nella mia ricerca di coraggio.

Non è raro che i fautori di grandi imprese abbiano un bisogno impellente di provare a se stessi di non aver paura e scambino gli obiettivi raggiunti non come la meta da raggiungere ma come lo strumento per uscire da una condizione emotiva connotata dalla paura di non riuscire, di non farcela, di non essere abbastanza, residuato di un processo di autonomizzazione e identificazione che ha risentito di una scarsa autostima circa le proprie capacità e le proprie risorse personali.

Quando le relazioni primarie non hanno potuto confermare l’individuo nel valore della propria unicità, la realizzazioni di grandi imprese – considerate obiettivi irraggiungibili dalla magigor parte delle persone – costituiscono allora il contraltare necessario a placare il senso di vuoto tipico delle personalità che hanno sviluppato un Sé piuttosto fragile, che cercano allora nel raggiungimento di obiettivi irraggiungibili di colmare il latente senso di insicurezza che non ha potuto diventare fiducia.

Alcuni autori hanno concettualizzato le personalità fobiche come quelle degli individui che si sforzano di preservare un senso di sicurezza che avvertono troppo precario controllando quelle situazioni che considerano pericolose attraverso il meccanismo dell’evitamento: non solo rifuggono alcuni stimoli esterni che possano metterli in una situazione di precarietà emotiva, ma arrivano anche ad evitare di poterne anche solo parlare, come se ad essere evitata fosse addirittura la consapevolezza della propria paura. Spesso l’ansia è una caratteristica comune in queste persone, così come l’evitamento di relazioni che questi immaginano poterle potenzalmente esporre ad un giudizio. 

Quando la paura viene esorcizzata attraverso la realizzazione di imprese che richiedono un “coraggio da leoni”, si parla allora di disturbo controfobico d personalità. Di fronte ad oggetti e a situazioni che fanno paura, la personalità si organizza attorno alle difese elicitate da queste paure. Entrano in gioco meccanismi di difesa come il diniego, la formazione reattiva e la proiezione, che sono volte a non riconoscere coscientemente questi timori, ma a dimostrare invece l’estremo opposto. La ricerca del rischio allora assume il significato di negare il pericolo e la paura ad esso legato e la realizzazione dell’”impresa al limite” diventa una necessità che assume i connotati della coazione a ripetere.

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