SENTI IL DESIDERIO DI MATERNITÀ, COMINCIA A FARE UN FIGLIO! MA È VERO?

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A volte si sente dire: vah beh, anche se non senti il desiderio, vedrai che una volta che lo fai un bimbo l’istinto materno arriverà per forza… ma è vero? Oppure può capitare che anche dopo il parto questo istinto manchi…?

Non vi è una risposta univoca. 

Quando un bimbo non lo si è desiderato può capitare tuttavia ad alcune donne che già durante la gravidanza si sentano gradualmente più vicine alla creatura che sta prendendo forma nel lor corpo e nella loro mente. Per altre donne, invece, c’è proprio bisogno di vederlo, toccarlo, annusarlo, sentirlo il proprio bambino per riconoscerlo come proprio ed iniziare ad amarlo. Purtroppo alcune volte questo click non avviene. 

Va ricordato che così come non è detto che chi ha desiderato tanto un figlio sia poi in grado di esercitare la funzione materna in maniera sufficientemente buona, è pur vero che può capitare che una gravidanza indesiderata possa poi corrispondere ad un’ottima madre. 

Sicuramente insieme al bimbo che si sviluppa nel proprio ventre, è necessario che prenda forma anche la consapevolezza della responsabilità che comporta mettere al mondo una nuova vita, della bellezza, della fatica, delle gioie e delle preoccupazioni, della grande opportunità che abbiamo ricevuto attraverso un dono che indubbiamente ci cambia la vita: genitori si è per sempre.

Come si può aiutare una mamma in difficoltà?

Con un sostegno psicologico o una vera e propria psicoterapia per arrivare a comprendere da dove originano le difficoltà che una donna incontra nella propria funzione genitoriale, per fornire degli strumenti e delle competenze soprattutto nella area educativa – che poi è il compito più impegnativo del genitore – competenze che a volte si pensa siano innate, come l’istinto materno che si mette in campo con il neonato, ma che non è necessariamente patrimonio di ogni donna.

Il gruppo di genitori condotto da uno psicosocioanalista ritengo sia uno strumento molto efficace per far emergere temi, esprimere emozioni, elaborare pensieri che possono pervenire alla comprensione di tanti aspetti che non si riescono a comprendere, a volte nemmeno a vedere, a modificare e per imparare attraverso il gruppo alcune capacità relazionali e di ascolto che poi si potranno impiegare nel rapporto con i propri figli. Ma soprattutto per darsi quel tempo che è mancato per far diventare parola le emozioni.

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